108 “Passaggi Concreti”

“Chi si meraviglia di qualcosa si rende consapevole di tale meraviglia” scriveva Escher, e se per il Maestro la grande apertura e sensibilità “verso gli enigmi che ci circondano” gli permisero di entrare “in contatto con la matematica”, per 108 queste stesse lo hanno spinto a non smettere mai di cercare e trovare la forma finale di ciò che non ha mai avuto forma ed entrare in contatto con il proprio inconscio. Questa è l’impronta che contraddistingue lo spirito di ricerca dell’artista, e che lo ha reso uno dei pochi artisti italiani rappresentanti del post-graffitismo europeo.

Attratto inizialmente dall’estetica e dal potere di trasmissione delle lettere, si accosta al writing quando la sua attenzione incontra le tags e i throw-up nella bella città svizzera di Ginevra, che lo porterà per tutti gli anni ’90 a intraprendere lo studio del lettering, vivendo in modo nuovo le periferie industriali e naturali della propria terra. Di notte, soprattutto in inverno, la percezione di queste zone di frontiera cambia, diviene suggestiva per l’artista che, volendo approfondire la conoscenza di queste sensazioni offertegli dal proprio territorio, ridisegna la traiettoria del suo fare arte in relazione non più a una cultura “d’importazione”, come quella di cui fa parte il writing, bensì a quella autoctona, cambiando la sua tag in 108, un numero con molti significati esoterici e sacri per l’artista. Un’altra forma di studio, che nel modus operandi manterrà un contatto con la dimensione urbana dell’agire nello spazio. La sua attenzione si rivolge a qualcosa di più profondo, recondito; si instaura un flusso empatico tra l’artista e l’enviroment naturale, in cui convivono forme organiche e artificiali primitive, che suscitano in lui urgenze espressive più importanti. Sensazioni ed emozioni uniche che dal 2000 in poi arriverà per gradi a tradurre nella concreta realtà pittorica e sonora.

Ciò che prima esploderà sulle più disparate superfici urbane, in un attacco infestante di piccole forme organiche significanti dai grossi contorni neri e ritagliate istintivamente in pellicole adesive gialle, torna sui muri di fabbriche abbandonate sottoforma di grandi sagome nere, in cui si toccano una sintesi formale e una assenza del colore assolute. Successivamente si trasferisce su tela e carta, per poi continuare ad approfondire la riflessione anche nell’ambito dell’installazione e della scultura, con piccole sperimentazioni sonore, giungendo oggi ad una complessa sintesi tra elementi naturali e artificiali e ciò che il subconscio attraverso il sogno suggerisce ogni volta all’artista.

Grandi megaliti, che riportano in sé i segni di un passato antico, rivisitati da una nuova sperimentazione delle gamme cromatiche in rapporto a ogni forma sviluppata e al significato di ogni colore. Passaggi Concreti attraverso cui conoscere l’ignoto di questo mondo, e davanti a cui 108 si pone in ascolto, per poi restituirne il suono in un continuo scambio tra esterno e interno, visibile e invisibile. L’arte è il mezzo magico per tradurre il messaggio che l’ambiente consegna all’artista, lo sciamano che conduce nelle danze propiziatorie alla conoscenza i fruitori della sua opera, una rappresentazione provvisoria del dialogo tra stati di coscienza razionale e impulsi irrazionali inconsci all’interno dell’ambiente naturale, colto secondo la curiosità e propensione all’immaginazione di coloro che ascoltano.

Concrete rappresentazioni di passaggi, su carta, tela, video e installazione che agiscono insieme per la ricostruzione di un ambiente in cui si suggerisce quell’atmosfera esperita dall’artista e si mette in luce quelli che sono i passaggi estetico-formali della ricerca, saggiati dall’artista come diversi canali audio per trovare la frequenza giusta all’ascolto del messaggio contenuto nella traccia.

Parentesi Aperte: 108 Passaggi concreti a cura di Alessandra Ioalé

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