Domenica si è conclusa la XXVII edizione di Lucca Comics 2013 ed io non potevo non andare a far visita agli stand della Self Area e curiosare tra le novità che quest’anno ci ha riservato il talento di molti dei giovani e promettenti artisti toscani del fumetto e dell’illustrazione, aggiornando così il mio precedente articolo, “Il fervido talento pisano al Lucca Comics&Games 2013”, nel quale ho dato qualche anticipazione di questo effervescente e variegato mondo, e fare una ricognizione più approfondita sulle autoproduzioni che le personalità nostrane stanno portando avanti con enorme successo da qualche anno.
Iniziamo con una delle più produttive e polivalenti artiste toscane, Silvia Rocchi, giovane autrice pisana, che ha presentato a Lucca la sua nuova fatica edita con BeccoGiallo, “L’esistenza delle formiche”, il racconto a fumetti sulla vita di Tiziano Terzani, la cui partecipazione a Lucca non si è fermata a questo, ma anzi è presente alla Self Area insieme alle sue compagne, colleghe ed amiche Francesca Lanzarini, Viola Niccolai con le quali fonda il gruppo La Trama. Piccola realtà nata nel 2009 a Bologna, che vanta anche collaborazioni con autori stranieri promuovendo un tipo di fumetto che si avvicina a quello di realtà, e con la quale quest’anno presentano la nuova collana Coppie Miste, un progetto che vede la produzioni di 5 albetti in A5, dieci storie per immagini, ognuno realizzato da una coppia di disegnatori che sceglie una citazione tratta da poesie, pièce o canzoni sulla quale si modella ciascun racconto sulla base di un unico tema: tranquillità VS inquietudine. Tutti gli albetti composti da 28 pagine – 14 pagine per autore – hanno tavole a matita e collage fotografici in bianco e nero con una sovraccoperta originale stampata a mano due in xilografia a una o più matrici, le altre tre serigrafate a più colori. Silvia per questa collana collabora con un’altra giovane talentuosa illustratrice pisana, Alice Milani, realizzando rispettivamente “Immobile” un racconto in cui “si parla di quelle cose lievemente tragiche che mi stanno a cuore, attese non soddisfatte, rinunce fatte di castelli in aria”, e “Fernweh”, “che si svolge tra Bruxelles e Parigi in un pomeriggio d’inverno. Il titolo è una parola composita di quelle che mi piacciono tanto in tedesco. Vuol dire Fern (lontano) e Weh (dolore). Si riferisce a quando hai una smania di andare lontanissimo talmente forte che ti fa male.” Mentre il primo albetto vede la collaborazione di Francesca Lanzarini e Viola Niccolai, la prima porta una storia ispirata dalle figure di Caino, “irrequieto e statico al tempo stesso, invecchiato dal lavoro nei campi, un cane randagio e Abele, pigro, ingordo ed amato. Agricoltura/pastorizia, stanzialità/erranza, azione/contemplazione, città/deserto, razionalità/animalità. La storia da biblica diventa popolare e come ci racconta la leggenda medievale, Caino camminò fino ad arrivare sulla luna”; la seconda invece prende spunto da un evento che si ripete tutti gli anni a Natale. Quest’ultime due inoltre insieme a Silvia Rocchi ultimamente hanno anche dato vita a un loro progetto parallelo dal titolo Bosco di Betulle, il cui catalogo è presente a Lucca. Nato dalla condivisione di interessi e dall’esperienza comune di alcune tecniche grafiche che hanno portato le tre artiste a riflettere su modi possibili di lavorare insieme nei posti in cui sono cresciute, e a considerare la possibilità di mettere questi luoghi uno accanto all’altro, su carta, matrici e pellicola fotografica. L’idea è quella di mostrare il panorama che fin da quando erano piccole si ripete davanti ai loro occhi, implicando quindi uno sguardo al passato, domandandosi se ci fosse qualche luogo o qualche situazione a cui fossero affezionate e perché, con tutto il bagaglio di ricordi che ne scaturiva. Da qui nasce poi la prima di una lunga serie di mostre e il catalogo, che riunisce gran parte del materiale prodotto in sei mesi di viaggi fra Val di Nievole (Pistoia), Monte Serra (Pisa) e Monte Amiata , corrispondenze tra luoghi diversi raggiunti a rotazione dalle tre protagoniste che disegnano dal vivo posti che, se per una di loro sono abituali, per le altre sono delle novità, avendo come risultato uno sguardo ogni volta diverso. “Abbiamo scattato una grande quantità di fotografie, con vecchie pentax analogiche e polaroid, abbiamo improvvisato un laboratorio di xilografia in mansarda e sperimentato tecniche per noi nuove, come il foro stenopeico.”
E non è tutto per le giovani autrici Silvia Rocchi e Alice Milani che sono presenti anche nell’ultima antologica “Mother” di Delebile Edizioni, rispettivamente con “Cocci”, “una brevissima storia realizzata in luglio al seguito di una visita nel paese in cui è cresciuta mia mamma. Il gancio con il tema dell’antologia di Delebile è un aneddoto sulla sua adolescenza. Quando mi raccontava dei piatti rotti gettati per il buon auspicio, le brillavano gli occhi e adoro vederla così, per questo mi sono convinta fosse una buona cosa lavorarci per farne un breve racconto a fumetti” e con “Vicini”, racconto che parla di dichiarazioni delle tasse, di vicini più o meno molesti e di giuramenti di amore eterno.
Continuiamo ora con Amenità #3, il nuovo capitolo dell’antologia annuale a tema totalmente autoprodotta a cui collaborano da tre anni giovani artisti italiani e stranieri. La terza edizione di Amenità, “Cuccioli”, si compone di 6 albetti nati dalla collaborazione di 12 autori tra artisti europei, come Fabio Tonetto, Fabio Ramiro Rossin, Joroen Funke, e artisti dall’altra parte del mondo, come Mississippi, Junelee, Takashi Kurihara, ognuno con una copertina bicromatica serigrafata disegnata da sei illustratori differenti. Quest’anno oltre alla ormai consueta partecipazione di Lucia Biagi, in arte Whena, che divide il suo albo con l’autore giapponese, Toyoko Oguchi, vediamo anche quella del giovanissimo ma promettente fumettista pisano Francesco Guarnaccia che collabora con la giovane illustratrice Tai Pera di Taiwan che vive a Torino.
Allo stand WhenaWorld incontriamo però anche tutta la serie di autoproduzioni che la nostra Whena, da quando si è trasferita a Torino, li realizza nello studio all’interno della sua fumetteria/libreria/Galleria Belleville; come le guide a fumetti di Seul, di Barcellona, della Danimarca, spassosi mini racconti degli itinerari sperimentati in diverse città del mondo da Whena e i suoi compagni di avventure; o le divertenti storielle dei suoi personaggi più noti come quella di “Bradi Costruttore”, un bradipo che ama comportarsi male e compiere nefandezze di ogni sorta; per non parlare poi di tutta le sue collezioni di pupazzi realizzati a mano all’uncinetto e ricamati, come Gli Elegantissimi.
Per concludere insieme a Lucrezia Benvenuti e Michele Lanzo, i nostri Lupi&Mipi, che come vi avevo anticipato hanno presentato la loro prima pubblicazione, “Homo homini Lupi” edita da Stockdom, ma andiamo a conoscere un po’ più da vicino questa affiatatissima coppia di creativi e la loro ultima opera. Studente di Storia dell’Arte vita natural durante, Lupi si è sempre dilettata in disegnetti, finché non ha ricevuto in dono una tavoletta grafica dal suo Mipi: da quel momento tutti i suoi personaggi buffi sono approdati sul web.” Ha collaborato con la fanzine Happy Brains e ha illustrato “Il gioco della scena tragica” di F. Nenci. Ed ama tanto il suo Mipi, che cerca di nascondere una laurea in Filosofia passando per sceneggiatore, regista, insegnante di arti marziali, musicista, giovane talento informatico, presentatore televisivo, gestore di cinema, presidente emerito, cacciatore di bambini. Dal 2012 hanno prodotto due raccolte di strip, la prima “Lupi & Mipi”, autoprodotta e presentata a Lucca lo scorso anno, e la seconda “Homo Homini Lupi”, piccole storie di una giovane coppia, in cui la vita quotidiana si fonde con il nonsense e con tutto il background pop-culturale con cui sono cresciuti i ragazzi degli anni ’80, i loro film di culto e i pomeriggi passati a guardare i cartoni animati. Ciò che differenzia Homo Homini Lupi dalla prima raccolta è il sottilissimo filo conduttore, che ha inizio sin dall’immagine di copertina in cui vi è la rivisitazione in chiave “lupina” il celebre dipinto di Leonardo da Vinci “La dama con l’ermellino” e che, come spiega Lupi, “vuole ironicamente suggerire un nuovo Rinascimento della coppia di autori, alle prese con tanti nuovi progetti e gratificati dal successo di quelli passati. Attraverso piccoli capitoli dal titolo latineggiante, si percorre la loro vita non convenzionale, fatta di piccoli litigi, nonne strambe, animaletti venuti dallo spazio, super poteri inutili e tanto tanto amore.”