A due giorni dalla sua chiusura pubblico questo mio sunto. Non è stato semplice condensare una così grande e storica manifestazione come La Biennale d’Arte di Venezia in soli 20 post, che ho fatto sul mio account IG da quando ha inaugurato a maggio di quest’anno, ma tant’è l’ho fatto. Ciò è il risultato di quello che sono riuscita ad esperire e a comprendere nel migliore dei modi, in un contesto dove molto spesso l’allestimento delle opere non è stato molto rispettoso della loro lettura, sia singola che in relazione alle altre con cui erano messe in dialogo (?) e condividevano lo spazio espositivo (molto esiguo rispetto alla quantità di opere ivi esposte, ma talvolta anche in relazione alla grandezza delle stesse installazioni), anzi a volte la fruizione è stata compromessa seriamente (mi riferisco in particolare al Padiglione Centrale e per alcuni casi all’Arsenale). E’ il caso, per esempio, del Leone d’Oro Teresa Margolles, della quale vediamo meglio valorizzata l’opera esposta all’Arsenale, piuttosto che quella esposta nel Padiglione Centrale insieme all’installazione di Sun Yuan e Peng Yu. Di fatti, questa immensa opera – un braccio meccanico, terminante in una grossa spatola, guidato da un algoritmo programmato per raccogliere intorno a sé del liquido carminio, che nel suo vano intento sprigiona una così intensa parvenza umana e straziante – accentra l’attenzione adombrando e interferendo con la lettura di ciò che le sta intorno. Al contempo però ci sono poche, ma buone, eccezioni a questa “regola”, come i due incredibili progetti diTomás Saraceno. In tutto ciò cercando di non escludere alcuni degli eventi e mostre collaterali, a cui nei giorni della preview sono riuscita a partecipare e che ho potuto vedere. Al di là di tutto quello che si è potuto dire di questa Biennale, mi ha fatto molto piacere vedere un andare oltre la pittura, fotografia, la scultura e l’installazione classiche ed aprirsi ancora di più a progetti “audaci” rispetto alla media, che definiremo riconducibili alla new media art, in cui l’atto creativo è riconducibile alla programmazione algoritmica e all’uso di reti neurali.