Oliviero Fiorenzi, Beatrice Gelmetti, Nicola Ghirardelli, Matteo Nuti, Francesco Pacelli, Phillippa Peckham, Fabrizio Prevedello, Caterina Sbrana
A cura di Ilaria Mariotti
Con Caterina Fondelli e Alessandra Ioalè
Villa Pacchiani – Centro Espositivo
Piazza Pier Paolo Pasolini Santa Croce Sull’Arno
10 giugno – 30 luglio 2023
“Fuori porta” è un termine che designa tutto quello che sta fuori porta della città e che evoca gite in campagna o comunque fuori dal centro abitato e quanto espresso dal termine si sovrappone al concetto di periferia come zona marginale di un’area e, in modo più specifico, rispetto a un agglomerato urbano.
Santa Croce sull’Arno è un piccolo centro manifatturiero caratterizzato da una forte industrializzazione che ha, nel tempo, disegnato l’urbanistica, aggiornato la compagine sociale, rivisto il rapporto tra centro abitato e dintorni a vocazione verde e naturalistica, colline e boschi.
Fuori porta è una mostra che coinvolge otto artisti: Oliviero Fiorenzi, Beatrice Gelmetti, Nicola Ghirardelli, Matteo Nuti, Francesco Pacelli, Phillippa Peckham, Fabrizio Prevedello, Caterina Sbrana. Le loro ricerche declinano in modo diverso i concetti di paesaggio e del modo, per ciascuno differente, di osservarlo ed esplorarlo. Un paesaggio talvolta geograficamente vicino a quello a cui Santa Croce sull’Arno si riferisce, talvolta lontano. Ricerche che partono, da un dato naturalistico per trasportarlo in una dimensione interiore ed esistenziale.
Quelle di Oliviero Fiorenzi, Beatrice Gelmetti, Nicola Ghiradelli e Francesco Pacelli rappresentano un’esperienza che si svolge a pochi chilometri da Santa Croce sull’Arno. Caterina Fondelli ha ideato il progetto C.F. Contemporary Fire, un programma d’arte contemporanea, comprensivo di mostre e residenze d’artista, fondato circa un anno fa e, non a caso, localizzato nella propria casa di famiglia nel comune di Cerreto Guidi (FI). Il potere di un luogo, delle sue caratteristiche, del suo paesaggio e della comunità che lo abita: sono questi i punti centrali del progetto. Immerso in un ampio giardino, peculiare per l’estensione, ma soprattutto per ricchezza nelle diversità visive, il contesto di questo spazio indipendente diviene protagonista, rivelando un silenzioso e altresì essenziale potere. Questo ambiente risulta infatti capace di permeare le ricerche e le identità di coloro che gli hanno dedicato dei momenti di osservazione, e che in esso hanno individuato degli spunti per una meditazione immersiva sulle proprie opere e sul prosieguo delle indagini condotte fino ad allora.
Caterina Fondelli propone una selezione di quattro artisti le cui ricerche successive alla residenza mostrano di portare in loro l’eco di quel periodo di permanenza in quel luogo tanto peculiare. Nel pensare di proporre questa selezione all’interno di Villa Pacchiani si manifesta l’intenzione di compiere un’azione di sconfinamento fra differenti contesti, trasportando le suggestioni e le interiorizzazioni avvenute in un ambito rurale, esterno e profondamente segnato dalla presenza degli elementi, all’interno di un luogo espositivo istituzionale e con la propria programmazione contraddistinto da un legame stretto e longevo con il territorio.
La ricerca di Oliviero Fiorenzi (Osimo, 1992, vive e lavora tra Osimo e Milano) si focalizza sull’imprevedibilità degli spazi e sperimenta l’opera come gioco, costruzione di esperienza e iscrizione di senso. L’artista presenta un ciclo di opere attraverso le quali ha sperimentato le tecniche di realizzazione degli aquiloni, pensati come soggetti e stati d’animo, documentandone il volo. Ciascun aquilone corrisponde a un paesaggio, a un cielo.
Nei dipinti di Beatrice Gelmetti (Verona, 1991, vive e lavora a Mestre) gli elementi dei diversi piani prospettici – uno legato a una veduta paesaggistica l’altro a una realtà astratta – dialogano a costruire narrazioni su luoghi vicini e lontani, reali o immaginari. Nei suoi paesaggi alberi, grandi pennellate e gesti nascono dal medesimo suolo e lo struscìo delle sue braccia e le sedimentazioni delle colate di colore all’acqua o all’olio sono soggetti di uno studio quasi contemplativo.
Francesco Pacelli (Perugia, 1988, vive e lavora a Milano) è presente in mostra con sculture concrete e magiche allo stesso tempo manifestando la ricerca dell’artista sul rapporto di parallelismo e interconnessione tra natura e artificio e tra magia e tecnica. Pacelli mette in relazione l’approccio razionalista con la sfera dell’irraggiungibile, di ciò che può essere intuito tramite la propria soggettività personale e relativistica ma che non può essere dimostrato secondo metodo scientifico.
Nella scultura di Nicola Ghirardelli (Como, 1994) manufatti e oggetti naturali si fanno matrici per riorganizzare immagini e forme già esistenti. La riconfigurazione, che è frutto di metamorfosi e ricomposizione, avviene per fusione e riconnessione e il risultato è costantemente in bilico tra l’eccesso caotico e l’ordine armonico, tra violenza e nuovo equilibrio.
Matteo Nuti (1979, Bientina dove vive e lavora) riporta al centro della propria ricerca pittorica, l’esperienza tridimensionale del corpo del dipinto concependolo come il paesaggio-ambiente del soggetto pittorico in superficie. Nuti arriva a comprometterne la consueta fruizione per stimolare, invece, una nuova esperienza plastica attraverso la sperimentazione di modalità liguistico-visive diverse che decostruiscono lo stereotipo del genere paesaggistico ma al tempo stesso ne arricchiscono e rivitalizzano la tradizione.
Nel corpus di opere di Phillippa Peckham (Iserlohn 1957, vive e lavora a Fosdinovo) presenti in mostra (xilografie e monotipi) il giardino – tipicamente inglese, apparentemente disordinato e casuale ma pesato nell’alternarsi delle fioriture e nella compresenza di piante locali e piante più esotiche – che circonda la sua casa e il suo studio sulle colline nei pressi di Sarzana, i campi limitrofi si configurano soggetti prioritari esplorati attraverso la pratica del camminare e dell’osservare.
La ricerca di Caterina Sbrana è un’indagine in bilico tra materiali primordiali, tecniche della tradizione e una visione contemporanea contaminata dalla tecnologia. La raccolta di materiali, di tracce, residui, e textures, il rapporto con il paesaggio sono al centro del suo lavoro che si avvale di media diversi: il disegno, la pittura, la ceramica. I papaveri diventano strumento tracciante per grandi mappe, le terre, i carboni e i vegetali sono la materia per dipingere paesaggi e ispirati a visioni digitali. In parallelo, negli ultimi anni si dedica anche al design e alla realizzazione di oggetti d’arte.
Fabrizio Prevedello (Padova, 1972, vive e lavora in Versilia) attraversa il paesaggio cogliendo i segni grafici e i fenomeni naturali. Le sue sculture, realizzate con materiali sia di produzione industriale sia di origine naturale, sono una continua evocazione di luoghi, principalmente la montagna, percorsi e abitati dall’uomo. Riferimenti culturali di matrice brutalista in merito a forme e materiali, il riferimento alla grande scultura novecentesca, un punto di vista che ci colloca in un tempo e in uno spazio ma anche la continua fascinazione per ciò che casualmente si trova (ardesie, sassi) informano inoltre l’opera di Prevedello in un accumulo ibrido e sorprendente di immagini e di segni.
La mostra Fuori porta, un’iniziativa del Comune di Santa Croce sull’Arno, a cura di Ilaria Mariotti con Caterina Fondelli e Alessandra Ioalè. La mostra è realizzata con la collaborazione di Crédit Agricole Italia.
Photo: Maria Camilla Santini
Photo courtesy Comune di Santa Croce sull’Arno
Informazioni
Sede Centro Attività Espressive Villa Pacchiani, Piazza Pier Paolo Pasolini, Santa Croce sull’Arno
Orari di apertura: 10 giugno – 30 luglio 2023 dal venerdì alla domenica ore 17:00-20:00.
Contatti: Info: Biblioteca Adrio Puccini 0571 30642 – 0571 389850 – 0571 389853 email: s.bucci@comune.santacroce.pi.it