Con molto piacere, torno a Vorno dopo qualche anno per visitare il progetto espositivo di Enrico Vezzi che, con la curatela di Angel Moya Garcia, porta a Dello Scompiglio L’ordine immaginario del flusso del proprio pensiero. Accompagnata dall’artista, che ringrazio infinitamente, entriamo nel grande ambiente espositivo – anche stavolta irriconoscibile se penso al progetto espositivo che vi vidi l’ultima volta nel 2019 – il cui impatto architettonico è stato sapientemente ridotto per permettere che l’attenzione si concentrasse sull’immensa installazione site-specific dell’artista, presentata precedentemente a La Portineria di Firenze e qui mostrata per la prima volta nella sua interezza, lasciandomi a bocca aperta.
Vezzi apre uno squarcio sul suo pensiero, condividendolo con il pubblico in una esperienza dove due dimensioni si scontrano e incontrano per poi coincidere. Quella dell’ambiente espositivo, definito, concreto, misurabile, immobile, imperituro e quella del suo pensiero, appunto, un’entità impalpabile, volatile, sfuggente, incontenibile, solitamente intima e inaccessibile. Come davanti alla fuoriuscita di un fluido galattico, che dilaga inarrestabile, vedo emergere pianeti, costellazioni, detriti di precedenti corpi celesti, mentre tutti i loro profili vengono proiettati sovrapposti in un altro ordine illogico a formare l’elettroencefalogramma di uno paesaggio mentale sconosciuto. Copertine di libri, i cui titoli aprono cassetti importanti della memoria, titoli di giornali e riviste, che rimandano ad avvenimenti significativi per la cosiddetta Storia dell’uomo, manufatti di culture vicine e lontane, fossili e piccole concrezioni di materiale roccioso, che ricorda quello meteoritico fluttuante nello spazio cosmico.
Tutti oggetti ugualmente e a loro modo significanti,
[…] da cui poter attingere per riuscire a trovare inedite risposte personali e tentare di farmi tramite di nuove domande ancora inespresse […]
Oggetti che non impongono una lettura, ma guidano lo sguardo del fruitore lasciato libero nella scoperta degli elementi in questo fluido – che potrebbe coincidere con il nostro fluido interno o cambiarne il corso – dalle proprietà riflettenti in tetracromia, una caratteristica che rimanda a molti volatili, che qui nel loro stato di oggetti impagliati si fanno portatori di significati ambivalenti. Se da una parte, infatti, la capacità dei loro occhi di vedere l’ultravioletto rimanda alla loro superiorità nel percepire più profondamente le diverse sfumature che assumono gli esseri organici e inorganici in natura, dall’altra la tecnica della tassidermia, la prima ad essere stata usata per lo studio degli uccelli, rimanda al sempiterno tentativo dell’uomo di comprendere la natura e carpirne l’essenza per placare quella costante sensazione di inferiorità e inadeguatezza difronte ad essa.
Una perfetta e mirabile formalizzazione, in cui concetto ed estetica sono circolari, chiara manifestazione della processualità del pensiero, delle sue proprietà associative, transitorie, di cambiamento e riorganizzazione, soprattutto in relazione con gli altri. L’ordine immaginario, non solo dimostra la grande capacità creatrice di Vezzi e le sue qualità di ricerca artistica, che affonda radici solide nello studio di diverse discipline umanistiche e filosofiche e nell’osservazione dell’ambiente circostante; ma dimostra anche quanto la sua opera “diventa pubblica” perché “capace di intercettare questioni che riguardano il sentire collettivo” riuscendo a trasmetterle nell’istante in cui vi si posi lo sguardo e, come in questo caso, portando a riflettere sul passato e il presente per capire quando e come l’umanità ha preso la strada sbagliata.
La mostra è visitabile fino la 26 febbraio e per tutte le informazioni rimando al sito delloscompiglio.org dove potrete scoprire inoltre tutte le altre attività di questa magnifica Tenuta immersa nella campagna lucchese.
Tutte le immagini: courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio foto di Leonardo Morfini