Ebbene sì, quest’anno mi sono decisa finalmente ad andare e perdermi nei meandri espositivi del BilBOlBul, il festival internazionale dedicato al fumetto d’autore, che ogni anno si svolge a Bologna dal 2007 a cura dell’Associazione culturale Hamelin. Come per le passate edizioni, un ricco programma non solo espositivo, ma anche di incontri con gli autori, workshop, e di proiezioni, accompagna il pubblico di qualsiasi età alla scoperta di questa affascinante e fresca disciplina, che nasce ibrida e sempre in evoluzione ponendosi aperta verso la sperimentazione di nuove forme di lettura/fruizione, di nuove tecnologie, di altri linguaggi artistici come il cinema d’animazione, assumendo quindi “forme sempre nuove e diverse, sia su supporto digitale che sul tradizionale supporto cartaceo”.
Un programma che invita ad immergersi in quell’atmosfera magica di fermento creativo, a cui concorre certo la bellissima coreografia cittadina bolognese, in questo periodo avvolta dai profumi di castagne e pannocchie arrosto, agrumi e vin blulè, e da quell’aria natalizia che si respira sotto il portico monumentale della Chiesa dei Servi per la Festa di Santa Lucia, spandendosi poi per tutte le piazze, i vicoli, i passaggi e i portici storici, in cui sembrano nascondersi come pietre preziose le piccole e grandi nicchie della fermentazione fumettistica sorprendendoci appena ne varchiamo la soglia. Un festival la cui energia si concentra alla Biblioteca Salaborsa in Piazza Nettuno e coinvolge poi moltissimi spazi culturali, alternativi e istituzionali, gallerie, librerie, hotels, la Cinnoteca e il Cinema Lumiere.
Passeggiando (velocemente) quindi per la città e munita di guida ho cercato, nel breve tempo a disposizione e compatibilmente con gli orari degli spazi, di vedere la maggior parte delle mostre sparse, assaporando la magia generata dal dialogo intessuto nei diversi ambienti caratteristici dalle tavole originali o semplicemente la bellezza dei colori e dei tratti di quest’ultime messi in risalto da allestimenti minimali, e di cui vi parlerò brevemente attraverso le foto che sono riuscita a scattare.
Per una pausa pranzo, caffé o cena consiglio fortemente il multispazio ristorante/pasticceria ZOO dove sembra paradossale ma possiamo goderci “In forma!”, la mostra dell’ultimo lavoro dell’illustratrice francese Anne-Margot Ramstein dedicato allo sport, proprio mentre mangiamo un buonissimo bagel o una deliziosa fetta di torta fatti in casa e rigorosamente bio! Una riflessione sulle relazioni che intercorrono tra corpo, movimento e spazio durante l’attività fisica, attraverso le forme e i colori che delineano la composizione dei corpi delle serie di figure sportive precise.
All’Accademia di Belle Arti troviamo invece A tratti, la mostra principale del Festival dedicata al fumettista riminese classe ’71, Giacomo Nanni, ripercorrendo l’evoluzione stilistica di un autore sperimentatore del linguaggio del fumetto, dell’illustrazione e dell’animazione nel segno della sintesi formale e compositiva. Troviamo tante serie di tavole originali dai primi racconti pubblicati da Canicola e dopo Coconino come “Cronachette”, passando per lavori recenti come “Vince Taylor n’existe pas”, fino ad arrivare alle tavole esposte per la prima volta, dell’ultimo suo lavoro “Prima di Adamo” nuovamente per Canicola.
Una intima e delicata esposizione quella delle tavole originali di “Wislawa Szymborska. Si da il caso che io sia qui”, il nuovo lavoro della fumettista toscana Alice Milani fresco di pubblicazione per BeccoGiallo, a Les Libellules. In queste piccole tavole, giustapposte a parete omaggiando quelli che erano i divertenti e surreali collages della poetessa premiata con il Nobel nel 1996, Milani sfodera tutto il suo estro compositivo e coloristico per coinvolgerci nel suo racconto biografico attraverso una narrazione per ambientazioni di vita pubblica e privata ricche di particolari descrittivi affascinanti.
Ma passiamo adesso a farci un giro illustrato di Bologna, Tokyo e Lisbona nelle pagine dei diari di viaggio di Sara Menetti, del collettivo Mammaiuto, esposte a formare un’ideale itinerario a parete per conoscere le persone, i luoghi e le usanze caratteristici di queste tre città affascinanti attraverso le esperienze catturate dall’occhio attento di questa giovane fumettista e illustratrice bolognese e ritrasmesse col ritratto fresco e rapido dello sketch. La mostra a cura di dell’associazione culturale Kunstrasse è visibile fino al 13 dicembre alla Mirò Art Gallery.
Arriviamo poi alla strada che fa angolo con Strada Maggiore per incontrare lo Spazio & in cui sono esposte serie e serie di tavole e disegni originali dei tre autori di punta della Casa Editrice Breakdown Press di Londra, il fumettista francese Antoine Cossé conosciuto per il suo graphic novel “Mutiny Bay“, l’inglese Joe Kessler, cartoonist e art director della Casa e autore di “Windowpane” e Richard Short conosciuto soprattutto per le sue strisce a fumetti sul gatto Klaus di cui è uscito “Klaus Magazine 1”. Tra le più importanti case editrici inglesi è anche tra le più in fermento del panorama indipendente britannico non solo producendo materiale di giovani e promettenti autori dallo stile innovativo e traducendo in inglese alcune tra le opere più importanti manga gekiga ancora inedite in occidente, ma anche organizzando il Safari Festival di Londra.
Ho concluso il mio viaggio godendomi una super retrospettiva del grande Magnus, il maestro del fumetto scomparso nel 1996 celebrato alla Fondazione del monte di Bologna e Ravenna in “Magnus e l’altrove. Favole, Oriente, Leggende” con una serie di tavole originali tratte dalle sue opere meno conosciute. Dalle prime illustrazioni degli esordi alle tavole delle saghe “I briganti”, “Le femmine incantate” e delle serie come “Le 110 pillole” e molte altre ancora.
“Magnus ha attraversato (e spesso mescolato) il nero e il comico-grottesco, la spy-story e l’avventura, il giallo e la fantascienza, il fumetto giornalistico “di realtà” e la favola orientale, l’erotico e il pornografico, il folklore dell’Appennino emiliano e il western: una varietà impressionante di geografie e generi del racconto popolare, interpretato di volta in volta con altrettanta poliedricità di stili grafici. […] Cifra comune della vasta produzione di Magnus è la ricerca di un Altrove, la dimensione senza tempo dell’Avventura, dove portare il lettore con la potenza affabulatoria del disegno e del racconto (“Bisognerebbe – diceva l’autore – scrivere con il compasso e disegnare col vocabolario”). Sempre in bilico tra un minuzioso realismo e la deformazione ironica del segno grottesco, nei suoi fumetti Magnus fa convivere in una sintesi perfetta mondi a volte lontanissimi.”
E con uno dei miti del fumetto italiano chiudo questo mio recap.. e al prossimo BilBOlBul!